Affrontare il problema del bullismo oggi significa esplorarne le origini, le cause, il contesto sociale in cui si genera ed esprime.
Sono multiformi le ragioni che spingono un ragazzo a compiere atti che ledono psicologicamente e fisicamente la dignità e la persona di qualche coetaneo che viene preso di mira nei panni della vittima.
Solitudine, insicurezza, rapporti familiari labili o estremamente rigidi, bisogno di essere visti e notati, quando non si viene riconosciuti e valorizzati nella propria unicità e personalità, sono alcune tra le cause che spingono un minore a venir fuori in modo eclatante, attraverso gesti, parole ed azioni che hanno una ripercussione negativa sulla sua persona.
Ma dietro la maschera della forza e dell’aggressione arrogante, si cela fragilità e disorientamento, mancanza di valori ai quali ancorare la propria esistenza, assenza di sani limiti e confini all’interno dei quali crescere.
Molto spesso i comportamenti violenti del bullo nascondono una richiesta di aiuto che non trova altra voce per esprimersi se non l’atto forte e manifesto, che nessuno può ignorare. L’azione prepotente, l’insulto reiterato ed offensivo, la derisione portata fino alle modalità estreme della condivisione sui media attraverso foto o video, rappresentano simbolicamente la punta di un iceberg, che sotto la superficie dell’acqua rivela una montagna di ghiaccio. Certo è la punta che attira l’attenzione, perché impattare contro di essa è doloroso e pericoloso, genera ferite e lacerazioni…
Ma se si vuole comprendere ed arginare il fenomeno del bullismo, occorre sondare e scandagliare la profondità delle acque, perché è da lì che nascono i contrasti, le incomprensioni, la mancanza di riferimenti affettivi che funzionino come ancore ben aggrappate sul fondo, in modo da non andare alla deriva ed essere trascinati dalla prima corrente che passa.
E allora che fare, come intervenire e soprattutto come prevenire?
Credo che una delle soluzioni più efficaci risieda nell’insegnare ai ragazzi delle strategie per chiarirsi, parlarsi senza schermi, imparando ad usare la parola come strumento per dare voce ai propri bisogni, desideri, emozioni.
Insegnare quindi sin dalla più tenera età il valore della pace, del chiarimento, del confronto costruttivo e inclusivo, al posto della prevaricazione ed esclusione violenta ed emarginante.
E la scuola può essere un ambiente elettivo per trasmettere agli studenti come comunicare in modo non violento, in modo da costruire dei ponti che uniscano culture, opinioni, pensieri ed atteggiamenti diversi.
La diversità se ben integrata e accolta, è da sempre fonte di arricchimento e crescita.
Il diverso spaventa solo se non lo conosco: quando imparo a conviverci, la paura si può trasformare in opportunità di ricchezza.